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«THE MAESTRO» torna a Belgrado.

Sembravano crederci più a Belgrado che a Mantova, come di solito accade a coloro che si accingono a creare qualcosa di importante partendo dal territorio che li ha visti nascere.

Del resto, anche Nuvolari non fu … capito subito.

L’idea si sviluppò durante la conviviale di commiato di «Sulle strade di Nivola 2015». Il sottoscritto, navigatore a bordo della Porsche dell’amico Stefano Carra, concentrò l’attenzione su una Zastava 750 «Ficija-Floyd» del 1974, gialla e nera, targata Belgrado. Al termine della gara, mi rivolsi all’equipaggio della vettura, famosa nei Balcani grazie ad un film cult che ebbe, in quei territori, un’eco paragonabile a quella di «Herbie, il Maggiolino tutto matto».   Per un po’ la conversazione fu in inglese, poi proseguì in padovano. Il professor Giorgio Andrian, alla guida della Zastava, attaccò a parlarmi del Gran Premio di Belgrado, vinto da Nuvolari il 3 Settembre 1939. Ne ragionammo a lungo e la settimana successiva mi recai a Padova, dove entrambi formalizzammo l’impegno di realizzare nel Settembre 2016 la Prima Rievocazione del Grand Prix of Belgrade: settantasette anni dopo la vittoria di Tazio su Auto Union.

Ci riuscimmo grazie, va detto, alla nostra determinazione nell’approccio verso i players serbi, che ci affiancarono. Sono Alex Dordevich, organizzatore della «24hs of elegance», Dalibor Ruzic della Federazione Serba dei Veicoli Storici, Branislav Petkovic del Muzej Automobila Beograd e Nejbosa Djordjevic, presidente della Associazione Serba degli Storici dell’Automobile.

Sul versante mantovano, oltre a Lorenzo Montagner, curatore del Museo Tazio Nuvolari, che ci fornì materiale mediatico per l’evento, un ringraziamento particolare mi piace porgerlo proprio qui, su «La Tartaruga», all’AMAMS, al suo Consiglio Direttivo ed al suo Presidente, Claudio Scapinello, per averci concesso l’onore di portare a Belgrado la Fiat 1400 di Tazio Nuvolari, l’ultima automobile da lui acquistata e guidata. Nel viaggio mi accompagnarono, rigorosamente su strada, con la 1400 al seguito, carrellata, Renato Reggiani, già consigliere AMAMS, e Pierumberto Angeli, Presidente del Panathlon Club «Gianni Brera – Università di Verona».

Partenza all’alba da Mantova venerdì 9 Settembre ed arrivo nel tardo pomeriggio nella capitale serba. In tempo necessario per ricoverare la vettura e per il briefing con i players serbi, in merito agli step dell’evento rievocativo, che avrebbe avuto luogo il giorno seguente: giri lanciati, senza limiti di velocità, se non quelli del buon senso, di due chilometri e mezzo ognuno, sul medesimo circuito del 1939, praticamente anche lo stesso skyline, dominato dalla fortezza del Kalemegdan. Prima le motociclette, come nel 1939, una delle quali era proprio quella autentica di quel giorno. A seguire le auto. Ad aprire la manifestazione, noi, o meglio lei: la Fiat 1400 con noi a bordo. Non trovo le parole per trasmettervi, cari appassionati della mia medesima passione, la sensazione che provai vedendo strisce triple e quadruple di folla, assiepate ai bordi del percorso. Una folla fatta di adulti e di adolescenti, ma anche di moltissimi bambini. Una folla di uomini e di donne, accorsa lì per vedere l’automobile del «Maestro», come i cittadini serbi chiamano Nuvolari, in italiano! Prima e dopo la performance, frotte di persone di varia nazionalità si fermavano ad ammirare ed a scrutare la 1400, volevano conoscere i dettagli della vettura, ammirare la tartaruga sul cruscotto, ascoltandone la storia, ma soprattutto mi chiedevano «come era fatto» Tazio, che uomo era.

Un successo concreto, non solamente mediatico, che, a questo punto, deve ripetersi ogni anno, come ci stiamo impegnando a fare, Giorgio ed io. Per «The Maestro», per il territorio che lo ha concepito e per gli altri piloti che si contesero la Coppa di Belgrado, fra i quali Manfred von Brauchitsch, giunto secondo al traguardo su Mercedes, Hermann Paul Muller, terzo su Auto Union, marchio che quel giorno, con Tazio, portò a podio due vetture, Bosko Milenkovic, quarto su Bugatti T51, l’unico pilota serbo, Hermann Lang, su Mercedes…Grazie, AMAMS.

Dante Ghisi

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